giovedì, gennaio 25, 2007

Music mania

Foto dal concerto sul veliero Siora Veronica tenuto dal Luca Donini 4et nel porticciolo di Malcesine. Click per ingrandire.

Delirio magari un pò incongruente,ma lo riporto così com'è venuto,come una discussione appassionata fra me e me o un collage di opinioni,discussioni,raccolte a ruota libera.

Play: dentro,nelle orecchie,entra questo fiume di suoni,che attraversa il cervello..
Play: dentro,dal cervello esce quel fiume di musica cercata,apposita,giusta.
Queste sono le due modalità,i due lettori,la scelta è sempre la stessa: usare la musica.
Ma come usarla? Come un farmaco antidepressivo,un eccitante,una droga,un calmante?
Tutto insieme.
Sembra un controsenso,ma la musica quando scelta è una compagna silenziosa,se non le si pongono
domande,lei non ne fa e dà solo le risposte che vogliamo e magari insegna a cercare.
Una serata passata in compagnia della propria musica preferita è un discorso già progettato,nel bene e nel male.
Ma resta più interattiva delle immagini televisive,poiché è la mente che fa da tubo catodico,schermo,caleidoscopio dei nostri pezzi di memoria e fantasia.
Una voce,il suo timbro,prima ancora di dire qualcosa,si materializza con un’immagine.
Il personaggio triste,il romantico,l’arrabbiato,la fanciulla dolce,quella ribelle,la raffinata,e via…
Un suono,già di per sé,prima ancora di essere legato ad una melodia già ha di che far pensare,immaginare.
Un’orchestra,anche nel senso non classico,di suoni,si lamenta o irrompe,e non ci sono ma e non ci sono se…la facciamo parlare alla nostra testa e le diamo più ascolto che a mille amici e professori.
In ogni forma,soave o fragorosa che sia,lenta o ritmata,la musica è il nostro silenzio,sostituito al silenzio vero che oramai è assai difficile trovare nella nostra quotidianità.
Questo discorso non riguarda chi di musica fa un’attività dilettevole o professionale che tocchi la stessa come espressione intellettuale,non mi interessa,qualità sì,ma parlo di emozioni.
Rifletto sull’argomento esclusivamente per curiosità e stupore rispetto al condizionamento di chi
Usa la musica come un prodotto da scegliere alla bisogna,come detto prima.
Condizionamento a doppio senso,cercando di interpretarsi,attraverso e con la musica.
A chi fa musica,questo testo,ovviamente non è rivolto,non facendone io,non saprei che dire a questi ultimi che non sappiano già o che sia stravolgente.
L’esserne semplicemente fruitore inoltre,credo mi renda più libero di parlare esclusivamente di ciò che mi affascina maggiormente: l’uso che la massa fa della musica.
Mi viene spontaneo di aprire una piccola parentesi polemica: la richiesta di musica delle masse non è reale.
Spiego: musica ce né troppa,perché è divenuta merce da vendere prima,merce da infilare nelle orecchie dopo.
L’unica musica richiesta,reale,resta quella che uno sceglie,da solo di ascoltare,senza nessun altro intorno,senza fini esterni,senza utilizzo meramente commerciale.
La musica che dovrebbe essere di “aggregazione” nei locali non è diversa dalla reclame,dalle sigarette o dall’ultimo cocktail o vestito alla moda
Anche io alle volte,vado ai concerti col pretesto di ascoltare musica,ma è la situazione in realtà che mi attrae,il contesto,ritrovarmi in un microcosmo di miei simili,con gli stessi gusti,le stesse idee.
Ritorna ad essere la musica la compagnia ideale,benevola,talvolta compassionevole,sempre compiacente.
Vero e proprio allucinogeno in momenti di rabbiosa solitudine,fazzoletto e cipolla,anfetamina,mazza.
Una vera e sacra baldracca,pronta,a tutti gli usi.
Sia lodata quella che scelgo,che ricordo e mi ricorda,muta quella che non voglio sentire,quella del soldo,che non so far parlare come dico io,vedete,è l’ultima frontiera,basta piantarci la bandierina ed è tua,l’ultima utopia.
Fermare il tempo per un po’?
Vado via,mi faccio della mia music-mania!

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